Secondo gli storici cistercensi, la Regia Abbazia di Santa Maria di Roccadia viene fondata, “alla parte estrema ad oriente della collina di Carlentini in un poggio che il popolo chiama Cummintazzu” nel 1176 come filiazione dell’abbazia di La Sambucina in Calabria. Probabilmente preesisteva come abbazia benedettina e ad essa il conte Ruggiero avrebbe donato una icona ancora esistente. Il più antico documento che parla dell’abbazia, risale al 17/03/1220 proveniente da Viterbo e donato da Papa Onorio III. In quel periodo, secondo il volere di Federico II, i monaci dell’abbazia di Roccadia avrebbero dovuto trasferirsi ad Agnone in Contrada Murgo, presso la nuova Basilica del Murgo i cui lavori non furono ultimati. Della Basilica del Murgo, a poche decine di metri dall’arenile di Agnone Bagni, rimangono ancora oggi il perimetro murario e la parete sud, alta circa tre metri; e ben visibile inoltre la parte bassa del portale. L’Abbazia di Roccadia viene parzialmente distrutta durante la lotta tra Federico II e il papato ma restaurata nel 1263, un altro restauro lo subisce nel 1408 a causa del crollo di una parte non ben precisata. A causa del terremoto del 1693 il convento di Roccadia viene completamente distrutto. I monaci non potendo riedificarlo a Lentini si trasferirono a Carlentini dove comprarono i ruderi del Monastero della Concezione e vi fabbricarono il nuovo convento. Solo successivamente l’edificio, insieme ad un vastissimo feudo, fu comprato dal barone Giovanni Riso da Palermo che ne fece una residenza nobiliare. Oggi del sontuoso palazzo e dell’annessa villa Maria Luisa rimane solo lo scorcio della piccola chiesa di Roccadia. Dopo i restauri, a causa del terremoto del 1990, la piccola chiesa è stata riaperta al culto. |
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Struttura della Chiesa |
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La chiesa di Santa Maria di Roccadia è a navata unica con volta a botte. E' l'unica parte rimasta della vecchia abbazia circestense poi trasformata in palazzo nobiliare. Nella parte destra della navata si notano ancora gli stipiti e l'architrave della porta che metteva in comunicazione la chiesa con il resto del complesso conventuale. Nei due altari laterali le tele, del '700, sono di San Filippo Neri a destra e della Sacra Famiglia con Sant'Anna, San Gioacchino e San Bernardo a sinistra. L'organo a canne custodito nella chiesa è un'opera pregevolissima del '700 ma di autore sconosciuto.
All'interno si è sempre venerata un'antichissima icona raffigurante la Madonna che con la mano destra tiene un melograno mentre con la sinistra sorregge Gesù giovanissimo. Il pregevolissimo quadro viene ritenuto dono di re Ruggero ai monaci dell'abbazia. L'antichissima icona della Madonna del Melograno si trova ancora oggi nella chiesa di Roccadia. |